Brooklyn: a novel by Colm Tóibín, a movie by John Crowley

Fonte: http://www.foxsearchlight.com/brooklyn/

Si sa che se si legge prima il libro ci si resta male per come è stato girato il film,  e che se si vede prima il film l'immaginazione di ciò che si legge sarà condizionata da ciò che si è visto.
Eppure eccomi qui, a disquisire sulle differenze narrative e semiotiche di un libro che, letto in lingua inglese, mi ha letteralmente incollata fino alla fine. Specifico "in lingua inglese" perché credo che in italiano non sarei arrivata alla seconda pagina perché la trama è semplice e in una certa misura prevedibile. Prevedibile per me, perché è molto simile alla storia di mia madre che negli anni '60 ha lasciato il paesello per trasferirsi nella grande città in cerca di un futuro migliore, viveva in un convitto, lavorava e studiava per passare al lavoro in ufficio (e ce l'ha fatta) ed ha conosciuto un giovane idraulico che poi è diventato suo marito.

Il romanzo di cui parlo è Brooklin scritto dall'irlandese Colm Tòibìn.

The novel
La protagonista è Eillis, una ragazza che non decide nulla, passiva all'inverosimile, che quando compie delle scelte lo fa perché in qualche modo qualcun altro l'ha determinata a farlo, che non ha la forza di asserire alcunché. Il suo personaggio, nella penna di Tòibìn, è disarmante: nonostante sia la protagonista di un romanzo, nella realtà Eillis non è protagonista di niente. I due momenti topici della sua vita sono decisi dalla sorella Rose e dalla maligna Mrs Kelly.

Anche i momenti più deliziosi del racconto sono comunque indotti da volontà esterne alla sua o, peggio, dalla sua volontà di fuggire (nascondendosi) situazioni a lei imbarazzanti o "non convenienti" per una ragazza per bene. Devo dire che il personaggio è anche sconcertante: di fronte agli accenni di quanto avvenuto in Europa durante la seconda guerra mondiale Eillis dimostra di non saperne nulla. E quando ne parla con il suo fidanzato nota che Tony "diventa triste" e rimane triste per tutta la serata. Agghiacciante: Eillis non sapeva niente dell'Olocausto, non si pone domande e non pone domande su quella che ai suoi occhi rimane una strana reazione di Tony. Ma forse Tòibìn ha voluto utilizzare questo episodio per sottolineare la chiusura e l'isolamento culturale dell'Irlanda di quegli anni. Leggo infatti su svariate fonti che molti irlandesi non ne sapevano davvero nulla poiché l'Irlanda non ha avuto l'esperienza diretta sul proprio territorio delle atrocità della Seconda Guerra Mondiale.  Per non parlare poi di come gestisce una probabile gravidanza e il rapporto con la Chiesa Cattolica (condiviso, peraltro, da Tony). E potrei continuare perché Eillis è un'esplosione di spunti da far cadere le braccia. Insomma: umanamente, un disastro di persona.

Nel romanzo c'è una descrizione nuova degli immigrati italiani, finalmente raccontati come persone dedite al lavoro, che non si sottraggono alla fatica e che vivono il sogno di una vita migliore e piena di possibilità. Il giovane idraulico Tony sogna di aprire un'impresa edile con i fratelli, la famiglia Bartocci è proprietaria di uno dei negozi più importanti di Brooklyn, Miss Fortini  supervisiona e corregge il lavoro delle commesse. 
Mi è piaciuto moltissimo trovare delle corrispondenze tra gli anni '50 a New York e gli anni '60 in Italia: ragazze molto attente al portamento, che si trasferiscono nelle grandi città per trovare un lavoro dignitoso, che studiano e che escono la sera per fare cose del tutto normali: il cinema, la cena, il ballo.
La descrizione poi della gita domenicale al mare a Coney Island non ha nulla di diverso dalle gite domenicali al mare di Ostia che si facevano negli anni'60: stessa ressa sul trenino, stesse spiagge affollate, stessa voglia di divertirsi.
Il finale, nel romanzo, suona come una condanna: la consapevolezza di rimpiangere per sempre per una scelta subita e decisamente non voluta.

The movie
Il film (diretto dall'irlandese John Crowley e sceneggiato da Nick Hornby - niente meno che l'autore di Febbre a 90 e Alta fedeltà e che ha curato l'adattamento cinematografico di numerosi romanzi tra cui, ovviamente, i suoi) racconta, semplicemente, un'altra storia liberamente tratta dal romanzo di Tòibìn.

A voler fare un confronto (inutile) si nota un procedere per tagli e salti nel difficile - e poco riuscito - tentativo di seguire una storia molto (troppo) ricca di dettagli e di momenti solo apparentemente secondari. Manca e si perde tutto lo sfondo di un preciso periodo storico vissuto dalla città di New York (giusto qualche accenno all'espansione urbanistica verso Long Island),  dell'apertura ai clienti "colorati", sull'accoglienza dei superstiti Europei e lo spessore culturale di molti di loro subito messo a frutto per la costruzione di una nazione.

Tutta la prima parte del romanzo è condensata in pochi minuti di film; ne risulta un inizio decontestualizzato durante il quale si assiste ad un collage di ritagli e frammenti di storia appiccicati alla meno peggio.

Ciò che colpisce è però la totale riscrittura (revisione!) del personaggio di Eillis, interpretato da Saoirse Ronan (come si pronuncia!!!). Nel film siamo di fronte ad una ragazza positiva, posata ma sufficientemente anticonformista, abbastanza assertiva al punto di dichiarare -con i pugni serrati- il suo nuovo nome (My name is Eillis Fiorello) cosa di cui nel romanzo non vi è la minima traccia di possibilità che ciò accada. Né potrebbe esserci. Nel film Eillis è volta in positivo, basti pensare alla tenerezza delle lettere scritte alla sorella Rose nella quai descrive Tony in un modo molto affettuoso.

Scompare del tutto la figura di Father Flood (Jim Broadbent), l'artefice della nuova vita di Eillis a Brooklyn, che nel film si limita a apparire senza un disegno preciso, e si sminuisce a mio avviso troppo la figura di Miss Fortini (interpretata dalla bellissima Jessica Paré).

Il personaggio più fedele è invece e senza alcun dubbio Tony, interpretato dal forse troppo basso Emory Cohen. Cohen è l'incarnazione perfetta di Antonio Fiorello, difficile pensare che qualcun altro avrebbe potuto interpretarlo meglio. Forse solo Di Caprio.

Di tutta la prima parte, la scena migliore è a mio avviso quella del pranzo a casa Fiorello. Il ritmo del dialogo è verosimile e gli attori sono ben scelti. Azzeccatissimo, poi, il piccolo Frank (James Di Giacomo) che si esprime con la gestualità tipica di un italo americano da manuale. La scena, senza dubbio, è la sua.

La seconda parte del film è più precisa (nel romanzo è anche quella più breve) e l'adattamento è  migliore. Sono stati tagliati dei passaggi, non sono state raccontate delle situazioni eppure non si perde nulla nella coerenza della narrazione. è la parte che Nick Hornby ha probabilmente sentito più sua, più vicina forse anche dal punto di vista personale.
Nel film, più che nel romanzo, appare la forte passione (voluta e cercata) tra Jim Farrel (Domhnall Gleeson) e Eillis, una passione che tuttavia non necessita di dettagli o di baci erotici. Le parole che Eillis rivolge a Jim sono piene di passione e di desiderio di stare con lui, di restare in Irlanda, di avere la vita che avrebbe voluto

And the Oscar goes to...
Il film ha ricevuto tre candidature: passi per il miglior film (in fondo è una fotografia di un periodo molto inteso per la città di New York ed ha quindi un certo valore storico); passi per la miglior attrice protagonista (a Saoirse Ronan non si può dire assolutamente nulla) ma risulta davvero incomprensibile la candidatura per la migliore sceneggiatura non originale a Nick Hornby (o meglio: se non si considera da dove partiva Hornby allora sì, è una bella sceneggiatura).
A mio avviso avrebbe meritato la candidatura per i migliori costumi perché non si limita a far indossare vestiti in stile anni '50, ma fa indossare vestiti anni '50 che proprio le ragazze come Eillis e i ragazzi come Tony avrebbero indossato, discostandosi dalle mise delle super fashion coinquiline Diana e Sheila, dagli eleganti ragazzi del rugby club di Enniscorthy.

In definitiva
La sceneggiatura prende solo spunto dal romanzo di Tòibìn; una trasposizione fedele avrebbe potuto farla solo un registra "molto europeo inside" e ne sarebbe risultato un film lento e introverso. Sarebbe comunque molto adatto ad una serie televisiva su Netflix, e allora sì che potremmo vedere la vera Eillis di Tòibìn ... con grave sconcerto di chi abbia visto solo il film.

In ogni caso è un film piacevole, romantico, appassionato che ho già visto almeno quattro volte. E che rivedrò ancora.

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