Caro Pif


Caro Pif,
quando è morto Paolo Borsellino stavo in Inghilterra, nel mio primo soggiorno studio per imparare l'inglese. La famiglia che ospitava me e la mia amica viveva molto lontano dalla scuola che frequentavamo e quindi tutte le mattine sveglia alle 6 e poi treno alle 7.
Io quel giorno avevo 17 anni ed ero vestita come solo un'italiana all'estero con le Superga poteva essere vestita. La mia amica si notava un po' meno.
Lo scompartimento non era molto pieno e il signore davanti a me leggeva il giornale e io cercavo di leggerlo.
Lui ad un certo punto ha alzato lo sguardo e, tutt'altro che infastidito,  mi ha chiesto "Italian?" e mi ha dato solo la prima pagina.
C'era la foto di una voragine e ci ho messo un secondo a capire l'argomento.
Era morto Paolo Borsellino. Era morto anche lui.
Non sapevo che fare: ad alta voce, in italiano, dichiarai tutto il mio disappunto. Non sapevo che parte avrei dovuto interpretare. Ma alla fine non è che avessi molta scelta: ero l'italiana all'estero con le Superga, c'era stato un attentato della mafia e non parlavo l'inglese.
Mi sono vergognata.
Quel giorno in classe nessuno parlò del fatto anche se io poi a casa - senza dare troppo nell'occhio- cercavo di capire le notizie del TG, ma parlavano troppo veloce e non ci capii niente.
Quel giorno si è rotto (o meglio: è stato esplicitato) il patto che lo Stato aveva con la mia generazione e io l'ho capito.
Non mi avrebbe difeso nessuno. Nemmeno per le cose più piccole. 
Lo Stato se ne sarebbe lavato le mani.
Come ora:  mi ritrovo con un concorso truccato a cui ho partecipato fin dall'inizio sapendo che non averi MAI potuto vincere e sto cercando di utilizzare tutti quegli strumenti che il nostro buon legislatore ha messo a disposizione di noi trombati fin da sempre. Che non servono ad una emerita minchia. Mi vergogno.
Anche io a 17 anni sapevo che avrebbero ucciso Falcone e Borsellino, lo sapevano tutti ... e lo Stato non ha fatto niente.

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