Mia zia Stella - il giorno della memoria



Questa è mia zia Stella nel giorno del suo matrimonio. Ha appena sposato Alfredo, il fratello di mia nonna. Metà anni Trenta a Roma.
Zia Stella la ricordo sorridente, gli occhi vivissimi dentro il suo viso tondo, con un modo strano di parlare, molto preciso, molto scandito che non rivelava alcun accento.
Mi diceva che sarei stata perfetta per una soap brasiliana, che avevo il viso giusto.
Lei faceva la bustaia, un mestiere perso, e aveva cucito per le ballerine della Scala e dell'Opera. Andavamo a Torvaianica e mia madre portava la torta di mele. Ho passato estati intere con i suoi nipoti.
Non ho mezzo ricordo di mia zia triste. Devo anche dire, però, che non la frequentavo molto.
È morta nel 2003.
Sulla sua tomba le tavole della legge.
Il giorno del suo funerale ho scoperto che mia zia era ebrea.

Nel 2005 ho avuto modo di parlare con il fratello, Bino, anche lui amatissimo nella famiglia dei miei nonni.
Mi racconta che sono nati a Salonicco (ecco quel modo strano di parlare!) e di quando assieme ad altri due compagni di classe è stato allontanato dalla scuola che frequentava al Pantheon perché era ebreo; della scuola che la comunità ebraica aveva organizzato nel Ghetto; del fatto che tutti gli amici che aveva prima all'improvviso erano scomparsi.
Mi racconta quando arrestarono la loro zia. All'epoca abitavano in via del Pellegrino a Roma e la portiera - capita la situazione- riuscì a mettere in salvo Stella, Bino e la loro mamma. Quando gli italiani (italiani, non tedeschi, ahimé) le chiesero se ci fosse ancora qualcuno la signora rispose "No, non c'è più nessuno".
Salvi.
Mi racconta che Stella ha visto sua zia e le sue cugine scendere lentamente le scale e che la zia si è voltata verso di lei, intravedendola dalla porta appena socchiusa, salutandola con lo sguardo senza dire nulla.
Non si rividero mai più.

Cerco questa zia su Internet e credo di averla trovata. Si chiamava Fatina.
TAZARTES FATINA, nata a Salonicco in Grecia nel 1906. Arrestata a Roma nel 1944 da italiani. Detenuta a Roma, Verona, Fossoli campo. Deportata da Fossoli il 16.05.1944 ad Auschwitz. Immatricolazione dubbia. Deceduta in luogo ignoto in data ignota. Convoglio 10.
http://www.dalrifugioallinganno.it/luoghi_memoria/lettera_t.htm

Ora mi domando come eventi come questi possano rimanere sepolti per più di cinquant'anni nella memoria di di una famiglia. Come sia possibile che nessuno me ne abbia mai parlato, certamente i figli e i nipoti sapevano, ma io -nipote di secondo grado- no.

Cerco altre storie, trovo un bel documentario del Corriere della Sera e ascolto le testimonianze di alcuni sopravvissuti. Metto a fuoco un elemento di comunione: hanno scelto la vita. Non si sono vendicati, hanno cercato giustizia, hanno trovato la forza di amare e di vivere.
Penso che mia zia abbia convissuto quotidianamente con quell'ultimo sguardo, che si sia maledetta per non aver fatto nulla pur sapendo che nulla avrebbe potuto fare. Ma ha vissuto, ha scelto la vita. E certo è stata fortunata: salvata per caso - un momento prima o dopo e la signora non avrebbe potuto farli entrare in casa; accolta a protetta dalla famiglia di mia nonna. Poi la religione: non ho chiesto molto a Bino ma penso che ad un certo punto si siano convertiti o comunque non abbiano più frequentato la comunità di Roma. Però quando zia è morta Bino ha pregato per lei in ebraico.

L'immensità di quella tragedia che è stato l'olocausto la ritrovo nelle parole di mia nonna Lina, cattolica, bianca, italiana, che ha vissuto quegli anni con una certa spensieratezza.
Adesso ha 96 anni e la malattia le ha sconvolto i ricordi; nei momenti di maggiore agitazione da sfogo alle sue paure più profonde. Mi guarda con lo sguardo terrorizzato e mi dice: Li chiappano, se li trovano li chiappano e li portano via sui treni. Non andare a Roma, ti chiappano.

Cara Zia, spero tu abbia un riposo sereno.Qui ti abbiamo voluto bene in tanti.


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